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Opposizioni delle partite IVA per la sospensione dei pignoramenti del fisco, delle banche ecc per l’intero incasso anziché per 1/5 del reddito (come avviene per i lavoratori subordinati), per chied...

Le opposizioni ai pignoramenti fiscali, bancari ecc, in danno delle partite IVA, degli interi incassi, anziché di 1/5 del reddito netto (come avviene per i lavoratori dipendenti), sono basate sull’illegittimità costituzionale delle norme che li prevedono per i motivi sinteticamente indicati di seguito.

 

a) Disparità di trattamento: È discriminatorio che i redditi subordinati, anche se elevati, siano pignorabili massimo per 1/5, mentre gli incassi delle partite IVA siano pignorabili per l’intero.

 

 

b) Ulteriore disparità: Pignorare gli incassi è ben più che pignorare il solo reddito, e significa pignorare, in mano alle partite IVA, anche i redditi dei loro dipendenti e gli incassi dei loro creditori, fornitori ecc.

 

 

c) Eccesso di lesività per il debitore ed inutilità per lo Stato: La partita IVA pignorata per l’intero incasso non ha più i mezzi, né l’interesse, per continuare l’attività, perché produrrebbe crediti non riscuotibili, ma sui quali maturerebbero ulteriori tributi. Potrà solo chiudere, con grave danno suo, dei dipendenti e generale, e senza vantaggio per lo Stato, che non riscuoterà alcunché.

 

 

d) Interdizione di attività costituzionalmente garantite: Il pignoramento del solo 20% consente la prosecuzione delle attività ed il graduale pagamento coattivo del debito fiscale, mentre quello per l’intero innesca la fine, a catena, delle imprese e delle professioni; la perdita dei crediti per lo Stato e gli altri creditori; l’incremento dei licenziamenti ecc. Ciò viola diritti quali quello al lavoro, al risparmio, alla solidarietà, alla libertà, alla dignità, perché si toglie, inutilmente, al pignorato per l’intero ed al suo contesto ogni mezzo di sostentamento.

 

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