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Ecco i miei redditi e le mie aliquote fiscali (115% ed oltre) dal 2000 al 2013.

 

Il mio reddito, dal 2000 al 2013, è stato di € 13.470.644, su cui ho pagato € 6.658.099 di tributi, cioè un’aliquota del 49,43%.
€ 6.658.099 oltre ai quali avrei dovuto pagarne altri 3.063.651 (che non ho potuto pagare per l’impossibilità materiale che spiego dopo) sempre per IRPEF, IRAP ecc (solo per Cassa Avvocati € 1.719.097).
Un totale di € 9.721.750, che, se li avessi pagati tutti per tempo, sarebbero equivalsi ad un’aliquota del 72,17%, ma ai quali si sono poi aggiunti 1.022.093 per sanzioni sui 3.063.651 non pagati, per cui sono divenuti € 10.743.843, cioè l’80%.
80% che salirà perché ci sono le cartelle non ancora arrivate, gli interessi, e quant’altro non riesco a preventivare.
Nel mentre (purtroppo e mio malgrado, viste anche le sanzioni), ho dichiarato ma non ho potuto versare, sempre per la predetta impossibilità materiale, IVA per € 3.345.674, ed RA (ritenute d’acconto) da me operate per € 659.134: un totale di 4.004.808 che ho trattenuto e sto restituendo (con uno sforzo enorme e sperando di farcela) con interessi salati, a rate di 57.000 euro al mese, che ora diverranno 75.000, ma che, aggiunto all’attivo e detratto dal passivo, dà zero, per cui non rileva al fine della determinazione dell’aliquota.
Trattenuta indebita di € 4.004.808 per la quale mi è stata inflitta una sanzione di € 1.817.511 che invece rileva per l’aliquota, perché devo comunque prenderli dai 13.470.644 del mio reddito.
Da ultimo, inoltre, ho ancora pagato, per rate e pignoramenti fattimi, € 2.502.440.
In definitiva, sui 13.470.644 di reddito – che se avessi pagato per tempo, avrebbero comportato tributi per 9.721.750 (72,17%) – ho già pagato 9.160.539, cioè il 68%. Ma poiché non sono riuscito a pagare tutto, ed ho pagato 561.211 euro in meno, ed ho trattenuto le dette IVA ed RA, devo anche pagare, per sanzioni, 2.839.604 euro (1.022.093 +1.817.511).
Un totale cioè di 12.618.447 di euro, ovvero il 93,67% che, sommando quant’altro arriverà, vola a non meno del 115%, ma è facile lo superi.
Ma, si potrebbe obiettare: se avessi pagato per tempo il tuo 72,17% e non ti fossi trattenuto l’IVA e la RA ti sarebbe rimasto il 27,83%: un netto di € 288.376 annuali.
Falso: non poteva rimanere nulla, ed anzi, per andare avanti, ho dovuto, non solo non pagare quei tributi e trattenere quell’IVA e quelle RA, ma indebitarmi.
Al punto che sono lieto di queste difficoltà perché mi danno ulteriore impulso a combattere per la sola soluzione, che è il cambiamento del sistema, e che può avvenire solo se si nazionalizza la Banca d’Italia mediante la confisca penale delle quote di proprietà delle banche private incredibilmente sue ‘socie’, confiscando così anche quel circa 15% della BCE di proprietà della Banca d’Italia, e creando le premesse per l’abolizione del signoraggio e la nascita della sovranità monetaria europea.
Confisca penale snobbata da tutti quei cretini ed ignoranti di assertori dell’uscita dall’euro e dall’Europa e della sovranità monetaria nazionale.
Cretini e venduti nati proprio dalle mie carte e dai mie video, ma che hanno poi preso quella strada per farsi sponsorizzare dal regime, che la caldeggia perché ha paura della facilità della soluzione che indico io, tant’è che li ho definiti «
diversamente leccaculo delle banche ».
Venduti il cui incolto delirio ‘no euro’ e ‘no Europa’ è naufragato nel tragico fallimento a cui Tsipras ha portato la Grecia, e quello, conseguente, di Le Pen: ‘astri nascenti’ che su questa ben sponsorizzata idiozia avevano fondato il loro ‘successo’.
Cretini e venduti alle banche che sono ora in attesa di vedere cos’altro si inventeranno per eludere la soluzione che propongo io ed il cambiamento che dicono di volere.
Indebitarmi, dicevo, perché la durata delle cause Pinto (da cui questo finto reddito è derivato) dovrebbe essere, per legge, 4 mesi, laddove durano, fino all’incasso, 60-80 mesi, cioè 15 – 20 volte di più.
Per cui i costi indeducibili per legge, più quelli (ben maggiori) nemmeno contemplati, che sarebbero già un problema se incidessero solo lungo 4 mesi sui ricavi di ogni causa, vi hanno inciso per un tempo ed una misura 15 – 20 volte multipla e ben maggiore dei 288.376 euro predetti.
Costi non contemplati che le lungaggini, farraginosità, speciosità e anomalie della giustizia rendono abnormi (senza contare i costi ineludibili privati, di cui parlo altrove).
Costi non contemplati tra cui quelli frutto della disgrazia di dover anticipare per anni i costi delle cause, magari con prestiti da privati a tassi esosi.
Perché le aziende (ho avuto anche oltre 60 addetti) devono essere per forza delle corti dei miracoli, poiché, oltre ad essere divorate dalle aliquote assurde e dai costi invisibili, sono poi anche gravate, sovente, da regali, ‘cortesie’, mazzette, anche per ottenere cose normali, perché la PA ‘per diritto’ non fa niente.
Mentre ottenere cose importanti richiede lotte mostruose a furia di minacce, ricatti, vendette, attacchi fiscali e giudiziari, persecuzioni esperte, fallimenti, ad opera, non della mafia, ma di quella buona parte dei ‘servitori dello Stato’ che non lasciano nulla e sono come Prezzemolino in ogni minestra.
Un contesto perverso in cui molti imprenditori sono dei delinquenti, ma la cui costante resta che a pagare sono sempre e comunque loro e ad incassare sono sempre e comunque burocrati, finanzieri e magistrati.
Alta illiceità del regime e della sua fiscalità che parte dal vertice, dalla cupola bancaria, di cui la burocrazia/magistratura sa bene, ma che ‘rimuove’ perché – sia pure con innumerevoli lodevoli eccezioni – è culturalmente collusa con esso in una maniera tanto più grave quanto più inconscia, ed in buona parte anche materialmente corrotta, e si spaccia persino per «
l’unica a pagare le tasse », laddove le paga il datore di lavoro, perché essa, quali che siano le ‘trattenute’, si limita ad incassare i netti (quelli sì veri).
Un molto sovradimensionato apparato pubblico che per di più lamenta tragicomicamente carenze di organici ovunque e difende questo losco sistema fiscale perché considera (erroneamente) le tasse dei ‘ricchi’ indispensabili alla sua sopravvivenza, sicché si rende strumento della cupola bancaria nello sfruttamento della società.
Burocrazia/magistratura vile perché sa che il sistema fiscale è frutto del signoraggio e che i tributi servono solo a rastrellare denaro inverato per comprare dalle banche centrali il denaro da inverare che lo Stato dovrebbe invece produrre da sé a costo zero, ma non osa alzare gli occhi contro il ‘pensiero unico’ imposto dalle banche, e si accanisce a spremere i titolari di partita IVA.
Una burocrazia/magistratura che, sempre con le eccezioni del caso, lavora poco e male, ma si adopera molto e bene per sfruttare i ruoli ed anche, parte di essa, per ricavarne redditi da corruzione. Tant’è che il giorno in cui si promulgherà una legge per approfondire il tenore di vita dei finanzieri e dei magistrati, si vedrà che molti vivono molto al di sopra delle loro possibilità e sono rimasti gli unici veri ricchi del Paese, perché si fanno in un modo o nell’altro pagare per ogni peto che fanno o non fanno.
Una casta molti dei cui adepti sono carichi di soldi esentasse rubati attraverso l’esercizio illecito o troppo astuto dei ruoli, ma che non lo fa emergere e cerca gli ‘evasori’ solo fuori dalla sua cerchia.
Una casta coinvolta nell’immenso crimine del signoraggio e che quindi, già solo per questo, è la vera causa del disastro, oltre che economico, anche climatico, figlio dell’economia del signoraggio.

 

 

21.4.2015,

 

 

Alfonso Luigi Marra

 

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