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Clima: ecco quello che sta purtroppo per accadere secondo me. (da uno scritto di ALM)

Marra: Clima, ecco quello che sta purtroppo per accadere secondo me. (22.2.2015)

 

Gli attuali freddo e ‘maltempo’ sono frutti locali del surriscaldamento globale.

 

 

Questo comporterà, per i motivi che vedremo, che, già mentre dura quella che viene definita la ‘mini era glaciale’ (ma è tutt’altro), il vero problema comincerà da ora ad essere l’aumento delle temperature massime.

 

 

Massime che, finora, sono aumentate solo nelle zone polari e nelle aree ad esse vicine, mentre, nelle zone temperate e tropicale, sono salite solo le minime.

 

 

Detto infatti che attendo anch’io dalla ‘scienza’ spiegazioni più dettagliate di quelle che seguono, che ho dovuto decifrare da me, il disastro climatico – che negli ultimi anni si è manifestato, tra l’altro, attraverso il fatto che ogni stagione giungeva diversa dalla stessa dell’anno precedente – ha avuto di recente due definitive svolte.

 

 

La prima a primavera scorsa, alla quale è seguita la ‘non estate’ 2014; e la seconda a fine novembre 2014, con i 33 gradi in Sicilia e l’inizio, negli USA e nel mondo, di questo ‘maltempo’ che sarà sempre più grave e non finirà più se non finirà l’inquinamento che lo causa.

 

 

Un’ ‘invernizzazione’ causata dal fatto che, quando la temperatura globale è aumentata, si sono rotti i rapporti di forza in cui i climi delle varie zone erano stabilizzati.

 

 

Ciò perché si sono dissolti i ‘muri’ di temperature che delimitavano e connotavano i piccoli o immensi contesti climatici, rendendone così anarchico il movimento e causando lo sviluppo di intemperie sconosciute.

 

 

In particolare, l’aria glaciale dei Poli era, con l’aria pur essa molto fredda delle zone che la circondavano, in un antico equilibrio che le teneva ferme dov’erano.

 

Equilibrio alteratosi quando, salita la temperatura globale e rottisi anche i ‘muri’, quelle arie gelide sono divenute più ‘ballerine’ (più leggere) ed hanno iniziato quel loro scivolamento verso l’equatore che ha reso i Poli e l’estremo Nord e Sud più caldi, ed il resto della Terra più freddo.

 

Un ventoso via vai frutto di infinite reazioni a catena tra masse d’aria di diversa temperatura che ha provocato una relativa ‘uniformazione’ delle temperature del pianeta, ovvero una relativa ‘invernizzazione’ della parte più calda ed ‘estivazione’ di quella più fredda.

 

 

Se cioè, facendo un esempio ispiratomi da mio figlio Marco, la temperatura media dei Poli e dell’estremo Nord e Sud era prima -20 gradi, e quella del resto del pianeta +20, ma c’è poi stato un surriscaldamento globale di 5 gradi (sicché i -20 gradi della zona fredda sono diventati -15, ed i +20 del resto del pianeta +25) è chiaro che, quando poi c’è stata l’ ‘uniformazione’, la temperatura globale ha iniziato a tendere verso una temperatura media tra i -15 ed i +25 gradi, quindi +5; ovvero verso l’ ‘invernizzazione’ delle zone in cui prima la temperatura media era +20 gradi e l’ ‘estivazione’ di quelle in cui era -20.

 

 

Un’ ‘uniformazione’ globale che, siccome il sole scalda le varie zone in modo diverso, ed inoltre il clima è influenzato da molti fattori, causerà sempre più forti ‘disuniformità’ locali ed un sempre più veloce, tumultuoso e catastrofico rincorrersi delle masse d’aria.

 

 

Catastrofico perché possiamo magari sopravvivere a temperature di 20 o 30 gradi inferiori alle attuali minime, ma non credo a temperature anche solo di 10, 15 gradi più alte delle attuali massime, o a venti di 300/400 chilometri orari. Senza contare la furia delle acque e le infinite altre imprevedibili anomalie in atto ed in rapido peggioramento.

 

 

Perché non so a quali medie si riferisce la ‘scienza’ quando dice che la temperatura è aumentata di decimi di un grado in un secolo, ma dal 1997 ho abitato per alcuni anni in un bosco toscano, ed all’alba la temperatura oscillava tra i -6 e -2 gradi circa, mentre, già dal 2000, le gelate divennero meno frequenti, poi sporadiche, e poi rare, sicché so da me che la temperatura nei due metri di altezza che interessano all’umanità, è aumentata di almeno 6 gradi, salvo l’altalenare dei freddi atipici.

 

 

Temperature che, coerentemente all’ ‘uniformazione’, sono aumentate anche nelle massime solo dov’erano più fredde e c’è stata l’ ‘estivazione’, come ai Poli, mentre, dov’erano più calde e c’è stata l’ ‘invernizzazione’, come in Italia, sono aumentate solo nelle minime, tant’è che ricordo bene già da ragazzo che le temperature di 40/41 gradi erano più frequenti di oggi.

 

 

Temperatura minima che però, se in una quindicina di anni è aumentata a terra di 6 gradi, è da presumere aumenterà da ora esponenzialmente, finché l’aumento influirà anche sulle massime delle zone temperate e tropicale.

 

 

Che fare? È facile (le cose difficili sono facili per chi le sa fare): non essendoci più il tempo per riconvertire l’economia, bisogna fermare tutto ciò che è inquinante e rilanciarlo, se sarà il caso, solo quando lo si sarà reso non inquinante, a partire dalle automobili (i trasporti devono per ora divenire multipli ed essere limitati a quelli indispensabili).

 

 

Se lo facciamo, in una settimana, un mese, sei mesi, cade al suolo il grosso degli elementi inquinanti che immettiamo giornalmente nell’atmosfera (oltre che nelle acque e nelle terre), e guadagniamo un vantaggio che – forse – ci consentirà poi di affrontare i processi di disinquinamento più lunghi.

 

 

Cose che però – nessuno si illuda o si sprechi in vani sforzi buonistico/moralistici – non possono avvenire finché vige l’attuale cultura strategico/furbesca. Occorre cioè prima che l’umanità infranga la barriera del suo inconscio fittizio e ciascuno si dica quello che, magari scioccamente, non ha mai voluto vedere di sé; e quindi che si realizzi quella che nei miei libri ho definito « scoperta antologica » e l’umanità divenga intelligente, ove per intelligenza si intenda: « capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altr i». Un processo che, sotto la spinta della necessità, può avvenire in un attimo, ma non è detto avverrà nonostante, se non avverrà, periremo.

 

 

Alfonso Luigi Marra

 

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